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Rapporto ISPRA 2025: l’energia rinnovabile cresce, ma il trasporto resta il nodo critico
Il rapporto ISPRA 2025, intitolato “Le emissioni nazionali di gas serra, la situazione in Italia in vista degli scenari futuri”, che analizza i trend emissivi dal 1990 al 2023 e presenta le proiezioni fino al 2050.
Il rapporto ISPRA 2025, intitolato “Le emissioni nazionali di gas serra, la situazione in Italia in vista degli scenari futuri”, che analizza i trend emissivi dal 1990 al 2023 e presenta le proiezioni fino al 2050. Da un lato emergono segnali incoraggianti, soprattutto dal comparto energetico, dall’altro permangono criticità significative, in primis nel settore dei trasporti.Emissioni in calo nel 2024, grazie al settore elettricoSecondo le prime stime dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel 2024 le emissioni nazionali sono diminuite del 3% rispetto all’anno precedente. Un risultato positivo, dovuto in gran parte alla transizione verso tecnologie a basse emissioni nella produzione di energia elettrica. Il settore elettrico, che rappresenta circa un quarto delle emissioni totali, ha registrato un calo del 64% rispetto ai livelli del 1990, confermandosi tra i più virtuosi nella corsa alla decarbonizzazione.Trasporti: emissioni ancora in aumentoMa il rapporto ISPRA evidenzia che resta allarmante la situazione dei trasporti, che rappresentano il 28% delle emissioni complessive e mostrano un trend in crescita, con un aumento del 6,7% rispetto al 1990. A pesare è soprattutto il trasporto stradale, responsabile del 90% delle emissioni del comparto. Un problema strutturale, legato alla forte dipendenza dell’Italia da veicoli privati a benzina e gasolio e a un parco auto fra i più vecchi d’Europa, cresciuto di oltre il 50% negli ultimi decenni. Meno incisivo l’apporto del trasporto pubblico, ancora sottodimensionato.Nel complesso, le emissioni italiane sono scese del 26,4% dal 1990 al 2023, passando da 518 a 385 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Oltre a energia e trasporti, i principali settori emissivi includono il residenziale (18%), l’industria manifatturiera (13%), l’agricoltura (8%), i processi industriali (6%) e la gestione dei rifiuti (5%).

Obiettivi europei: Italia in linea, ma servono politiche più fortiIl nostro Paese è in linea con due dei tre obiettivi fissati dall’Unione Europea: la riduzione del 62% delle emissioni nel sistema ETS (che comprende grandi impianti industriali, aviazione e trasporti marittimi) e il target LULUCF, relativo alla capacità di assorbimento della CO₂ da parte di suolo e foreste. Meno confortanti i dati relativi all’Effort Sharing, ovvero le emissioni generate da settori non regolamentati dall’ETS come trasporti, edilizia, rifiuti e piccole industrie.Secondo ISPRA, l’Italia ha superato i tetti annuali di emissione previsti dall’Ue per il triennio 2021–2023, a causa di un incremento delle emissioni nei trasporti e di una riduzione troppo modesta nel settore residenziale. Le prospettive per il 2024 non sono migliori. Si rischia dunque di non centrare l’obiettivo comunitario di riduzione del 43,7% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.La sfida futura: mobilità sostenibile e politiche efficaciLa strategia per i prossimi anni dovrà puntare su una forte integrazione delle fonti rinnovabili, sulla riduzione della domanda di mobilità privata e su un cambiamento strutturale del sistema dei trasporti, con investimenti mirati e scelte tecnologiche più avanzate. Solo così sarà possibile rispettare gli impegni assunti a livello europeo e costruire un futuro realmente a zero emissioni.
