Comunità energetica

Le Comunità Energetiche: cosa sono e come sono regolate

Le comunità energetiche – o Energy Community – consistono in associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese. Tutti insieme uniscono le proprie forze con per produrre, scambiare e consumare energia rinnovabile su scala locale.

Attualmente in Italia vantiamo 35 comunità attive (Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia) ma le prime nascono già ad inizio XX secolo.

La prima comunità energetica in assoluto si può considerare la SEM – Società Elettrica in Morbegno, fondata in Valtellina nel 1897. Ancora oggi la società cooperativa produce energia elettrica attraverso otto impianti idroelettrici della potenza installata di 11 MW e rifornisce 13.000 utenti.

Altri esempi di comunità energetiche rinnovabili ante litteram sono la Cooperativa Elettrica Alto But, costituita in Friuli nel 1911; la Società Elettrica Santa Maddalena, sorta nel 1921 per promuovere lo sviluppo sostenibile della Val di Funes in Alto Adige; l’Azienda Energetica Prato Società Cooperativa, fondata nel 1926 in Val Venosta, sempre in Alto Adige; e la CEG – Società Cooperativa Elettrica Gignod di Saint-Christophe, in Valle d’Aosta, nata nel 1927.

La comunità energetica nasce con la costituzione di un’entità legale tra i futuri soci della comunità.

Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori. Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità energetica può fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa.

Recentemente, visto lo svilupparsi di queste comunità, l’ARERA (Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente) ha approvato il Testo Integrato dell’Autoconsumo Diffuso (TIAD). Il TIAD contiene le nuove regole che definiscono i requisiti e le procedure per l’accesso al servizio. Tali regole valorizza l’autoconsumo diffuso e fissa gli adempimenti in carico del gestore dei servizi energetici (GSE).

Il documento descrive le tipologie di autoconsumo diffuso ammesse, come vengono valorizzate e con quali benefici economici, e si delinea la nuova figura del prosumer.

Il prosumer è un “consumer” parte attiva del processo produttivo di energia che, con il suo impianto, produce energia e, quella che non consuma, la reimmette in rete, la condivide o la accumula.

Le comunità energetiche rinnovabili sono una realtà ormai diffusa in molti Paesi del Nord Europa.

Tra i migliori esempi c’è il Bioenergy Village di Jühnde, in Germania. A partire dal 2004 la comunità si è dotata di un impianto di cogenerazione a biogas da 700 kW e di una caldaia a cippato da 550 kW. Con questi genera il 70% del calore e il doppio dell’energia elettrica di cui abbisogna.

Secondo la guida ENEA alle comunità energetiche, per il 2050 si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva.

Tra le comunità energetiche esistenti nel mondo, due esempi sono emblematici.

Il Grupo Creluz, Rio Grande do Sul (Brasile), creato nel 1999, è arrivato a possedere e gestire 6 impianti idroelettrici. In questo modo rifornisce di energia i 20.000 soci residenti nella zona.

BMG – The Brooklyn Microgrid, New York (Usa), fondata in tempi recenti (2016) consiste in una rete energetica comunale in cui i cittadini di Brooklyn possono acquistare e vendere attraverso un’App energia rinnovabile generata localmente.

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